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Lo abbiamo conosciuto in "Curiosity" in un momento della sua carriera non dei più felici, dato che l'UMTB 2014 è stata la prima gara da lui non portata a termine. Ma la corsa ha un valore speciale per Tim Olson e, nella sua vita, è stata ciò che lo ha salvato da un passato buio, come lui stesso spiega nel film. Abbiamo adattato e tradotto per voi un'intervista con TIm, che trovate
qui nella sua versione originale. Buona lettura!
Come e quando hai iniziato a correre le ultramaratone?
Ho iniziato a correre le ultramaratone nel 2009. I miei amici ad Ashland continuavano a invitarmi a fare corse sempre più lunghe; pensavo che in realtà stessero cercando un modo per uccidermi, ma invece ho imparato a correre e a resistere su percorsi molto lunghi e anche a godermi ogni momento.
Amo questo sport perché è semplice e ti fa sentire libero e in pace, puoi correre tutto il giorno, con gli amici o da solo. E mi attraggono le persone che provano queste stesse sensazioni, riuscendo a goderne. Correre ad Ashland, grazie anche alle amicizie che ho stretto, mi ha permesso di fare i miei primi 50 km. Non sono mai stato così sconvolto, è stato orribile e divertentissimo al tempo stesso. Tra amici, abbiamo iniziato a condividere le nostre storie, a bere, mangiare e ridere insieme (...). Amo la community dei runner che ho conosciuto negli anni, il modo in cui ci rapportiamo gli uni agli altri e il livello di empatia che sentiamo.
Correre dà equilibrio alla mia vita. Correre con gli altri è divertente ma amo molto anche correre da solo, perché mi permette di connettermi più profondamente al mio corpo, al mio cuore e al mio vero spirito.(…). Ho scoperto che più a lungo corro, più mi sento in pace e rilassato con me stesso e la corsa diventa una forma di meditazione. Più esploro il pianeta e me stesso, più la mia passione cresce facendomi amare questo sport incredibile che mi regala pace e libertà ogni giorno.
Che cosa ti piace di più della corsa in montagna?
Mi piace tirar dritto per la cima! Mi piace il gesto tecnico e la fatica che senti e che ti fa sentire vivo, ma amo anche i suoni e il silenzio della natura, sentirmi immerso nell’ambiente che mi circonda e completamente libero. Correre per me è come volare. (…)
Parliamo di allenamento: segui un programma rigido oppure tendi più a seguire l’istinto
Corro per come mi sento, cerco di fare 3 o 4 sessioni a settimana, ma dipende molto da quanto tempo ho. In media corro circa 160 km per circa 20 ore a settimana. Cerco anche di fare del dislivello e di salire circa mille metri al giorno. Nelle sessioni più dure cerco di raddoppiare o triplicare il dislivello, è una cosa che amo fare e che mi aiuta a sentirmi forte in gara,
Che cosa pensi del grande successo che sta riscuotendo il trail running in Europa e negli USA?
Amo l’idea che sempre più persone si dedichino al trail running come mezzo per innamorarsi della natura e scoprire a piedi il nostro pianeta. Siamo tutti mossi dalle stesse emozioni e dalle stesse passioni e ci sono molti luoghi meravigliosi nel mondo e ogni luogo è unico e può dar vita a diverse passioni per diverse corse. Il terreno è più tecnico e può presentare maggiore dislivello in Europa, e questo fa sì che alla fine decida di partecipare a più gare internazionali.
50km, 80km, 100km o 168 km? Quale percorso preferisci?
Preferisco le gare da 168 km, ma riesco a farne solo poche all’anno, quindi ne faccio anche di più brevi, da 80 o 100 km. La mia distanza favorita resta comunque quella da 168 km. C’è qualcosa di speciale e di epico in una distanza così lunga da percorrere a piedi, è un viaggio spirituale. Mi piace anche la preparazione che serve per una sfida del genere, sia a livello fisico che mentale . Quando devo percorrere una distanza simile amo arrivare preparato, ed è la somma del tempo, dell’energia e della passione che metto in una simile impresa che rende il tutto speciale.
Qual è il miglior consiglio che ti è stato dato e che vorresti dare?
Tra tutti, scelgo il più semplice: respira. Nella vita di ogni giorno siamo presi da mille cose: lo stress, il lavoro, la famiglia , gli imprevisti… respirare è il modo migliore per tornare a noi stessi, rilassarci e focalizzarci sul fatto che tutto andrà bene... Quando siamo presenti a noi stessi non dobbiamo impazzire per cercare di sistemare le cose, possiamo semplicemente prendere un momento per noi e per capire che cosa sta succedendo e fare la scelta migliore.
Quando ti sei accorto che potevi far bene nella corsa?
Ho sempre amato correre, Sapevo di avere del talento fin dal liceo, ma non è mai diventata una vera passione fino a quando mi sono trasferito in Oregon e mi sono innamorato delle montagne qui attorno. Ho iniziato a correre in montagna nel 2009 e proprio correndo su e giù per i monti la mia vita è diventata semplice e pacifica. Allora ho realizzato che potevo muovermi nei boschi molto velocemente e che mi piaceva moltissimo. Credo che la gioia che provo nel correre sia la scintilla che mi permette di spingermi sempre oltre e mettere alla prova i miei limiti.
Quali sono stati i tuoi momenti più alti e più bassi, nel corso di una gara?
Sono passato attraverso molti alti e bassi, ma in fondo non sono che le facce di una stessa medaglia. Non puoi avere alti senza bassi e quando mi sento davvero stanco in una gara mi dico di continuare ad andare avanti e che le cose andranno presto meglio. (…) È solo quando riesci a superare un momento davvero duro, che puoi davvero capire il valore di quando stai bene e ti senti forte.