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L'articolo è tradotto e adattato dal
blog di Will Gadd
Quando parlo alle conferenze o vengo intervistato, mi si chiede spesso come gestisco la paura. Dato che pratico così tanti sport estremi, ci si aspetta che abbia un particolare sangue freddo o una sorta di armatura più forte rispetto alla media delle persone normali.
La mia risposta varia a seconda delle situazioni, ma
so per certo di essere molto meno naturalmente coraggioso di tanti miei colleghi e amici. Spesso decido di ritirarmi da un'impresa, sono timoroso quando c'è da intraprendere uno sport nuovo e, in generale, in tutte le situazioni in cui compare la parola "nuovo". Mi preoccupo sempre, soprattutto per le cose che non posso controllare.
Non sono il tipo che di fronte a una situazione dice automaticamente "Ehi, sarà fantastico!". Non sono fatto così. Quando ero più giovane tutto questo era fonte di preoccupazione – avrei dovuto "vincere la paura", questo ci si aspetta dai giovani – ma per me era semplicemente impossibile, e più cercavo di essere impavido e più fallivo e ciò mi faceva pensare che non avrei mai davvero superato la paura, in una sorta di circolo vizioso...
Ma oggi so che la mia paura intrinseca è uno dei doni migliori che io abbia ricevuto nella vita. Le mie paure mi spingono a fare meglio, a crescere a cercare l'eccellenza, a essere davvero coraggioso e non solo a far finta.
Senza paura, infatti, nessuno di noi sarebbe vivo oggi. Quando lavoro come guida e i clienti mi dicono che hanno paura del vuoto, spesso rispondo: "Bene, è una buona cosa per te e per i tuoi antenati. Sai che fine hanno fatto tutti gli uomini che non avevano paura del vuoto? Non si preoccupavano di avvicinarsi troppo a un precipizio, cadevano e smettevano di riprodursi. Sono felice di sapere che invece questo carattere tu lo abbia ereditato, quindi prendiamo la corda e facciamo in modo che vada tutto bene." (...)
L'attuale psicologia pop del "pensa positivo e tutto andrà bene" non funziona per quanto mi riguarda quando si parla di paura. (...)
In effetti, le poche volte nella vita in cui mi sono detto "Pensa positivo!" in un momento in cui avevo paura si sono sempre rivelate un gran fallimento. Ignorare la paura e fare una brutta fine non è una mia prerogativa soltanto, in ogni caso.
Youtube è piena di video di persone che fanno cose stupide e pericolose, pensano positivo e finiscono malissimo. (...)
"Pensare positivo" è una gran cosa per le situazioni a rischio relativamente basso, ma non quando in gioco ci sono decisioni importanti da prendere a fronte di un obiettivo da raggiungere. Per me, vivere lo spiacevole sentimento della paura è più che utile, è obbligatorio per avere successo nelle situazioni più importanti.
La prima cosa da fare per gestire la paura in qualsiasi situazione è riconoscerla come tale e guardarla negli occhi invece di ignorarla come un bambino ignora il mostro sotto il letto. Se il mostro sotto il letto non viene guardato, allora lo lasciamo libero di essere tanto spaventoso quanto immaginiamo che sia, mentre se alziamo la coperta per guardarlo, ci accorgeremo che non è poi così terribile e che forse, addirittura, non esiste. Ma dobbiamo essere coraggiosi e guardare, non "vincere" la paura ma prenderne le misure. Invece di urlare al mostro sotto il letto: "Ti faccio un culo così", dobbiamo fermarci e abbassarci al suo livello, guardarlo negli occhi per capire di che cosa è fatto. Poi possiamo anche fargli il culo, se ancora serve. (...)
Una volta riconosciuta la paura, la mia prima reazione non è allontanarla da me ma guardarla, analizzarla e capirla. Se non riesco subito a capire che cosa non va e rimediare al problema, so che presto ne avrò uno più grande a cui pensare.
I principali strumenti che utilizzo per analizzare la mia paura iniziano con le mie capacità personai. So davvero come fare questa cosa o dovrei avere paura? Capisco in che situazione mi trovo? So giudicare in modo efficace che cosa sta succedendo?
Se riconosco di essere competente in una determinata situazione, allora ho anche la necessaria fiducia per andare avanti. Ma se per esempio sto tirando da primo su un passaggio difficile e capisco di non avere l'attrezzatura adatta o che si tratta di un livello di difficoltà troppo elevato, allora non avrò di sicuro molta fiducia in me stesso.
Se non posso fare in modo che l'arrampicata sia abbastanza sicura, allora probabilmente è una buona idea tornare indietro, allenarmi, acquisire più esperienza e poi tornare ad affrontare quel passaggio. Potrei essere ancora nervoso dopo essermi allenato, ma se la mia fiducia in me stesso si basa sulle mie reali capacità, allora è possibile andare avanti. (...)
Capita anche di avere a che fare con persone che hanno il problema opposto: hanno tutte le capacità necessarie per fare una cosa, ma non abbastanza fiducia in se stessi e molta paura per il risultato. In questi casi il mio lavoro è aiutarle a vedere le capacità che in realtà possiedono e fare in modo che costruiscano loro stesse la propria fiducia. (...)
Alla fine, dopo aver guardato la paura negli occhi, aver fatto di tutto per comprenderla ed essermi preparato è tempo di muovermi. A questo punto ecco cinque strumenti che ho trovato utili, negli anni, per decidermi a dare avvio a un'impresa.
1. Il kayak mi ha insegnato a
tenere a mente la linea da seguire, ma questo vale per tutto. Sapere dove si vuole andare, che cosa si vuole e puoi seguire quella linea.
2.
Impegnati. Non puoi fare un tuffo solo a metà. Prendi una buona rincorsa e lanciati in quel che stai facendo dando il meglio di te
3.
Circondati di persone che ti fanno stare bene. Taglia o limita al massimo la frequentazione chi ti vuole scoraggiare solo per farti restare al loro livello. Niente scuse.
4.
Allenati nello stesso modo in cui gareggi e gareggia nello stesso modo in cui ti alleni. Difficilmente in una gara farai molto meglio che in allenamento e molte persone soffrono anche lo stress della competizione, quindi cerca di abituarti.
5.
Metti in conto di sbagliare e correggiti. Ogni volta che parlo, scrivo, guido, volo, arrampico o pagaio faccio degli errori. Lo so e cerco di giudicarmi più per come rimedio agli questi prima che diventino qualcosa di più grave, rispetto a quanti ne faccio.