L'intervista è stata pubblicata il 3 gennaio sul sito di National Geographic
Ogni volta che si imbarca in una delle sue arrampicate mozzafiato, Alex Honnold sconfigge la gravità e la morte. Come Spiderman, riesce a salire le superfici più verticali, utilizzando solo le mani e i piedi. Considerato pressoché all'unanimità come il miglior arrampicatore free solo al mondo, detiene numerosi record di velocità, soprattutto per quel che riguarda El Capitan a Yosemite. Recentemente ha perso diversi amici in incidenti mortali ma lui insiste di non essere alla continua ricerca dell'adrenalina: come spiega nel suo libro Alone On The Wall: Alex Honnold And The Ultimate Limits Of Adventure, è determinato a spingere oltre i limiti dello sport che ama, nonostante il pericolo. In questa intervista spiega perché è conosciuto come Alex "non big deal" Honnold e che cosa significa "dirtbag"; come affronta la paura della morte e perché vuole che la Honnold Foundation aiuti i paesi del terzo mondo in cui spesso arrampica.
Uno dei tuoi colleghi ha detto che sei così spericolato perché non hai paura della morte, è vero?
Molte persone pensano che io non percepisca la paura o che non senta la paura della morte, ma non è affatto vero. Ho lo stesso salutare istinto di sopravvivenza di cui sono dotate le altre persone. Non voglio morire. Almeno non ancora [ride]. Credo solo di essere più capace di accettare l'idea che a un certo punto morirò. È una cosa che capisco, ma non voglio proteggermi troppo. Voglio vivere in un determinato modo, che richiede di prendersi una buona dose di rischi e questo è una cosa che posso accettare.
Il tuo nickname a Yosemite è Alex “No Big Deal” Honnold. Da dove arriva?
[Ride] I miei amici continuavano a dirmi che sottostimo la difficoltà delle cose che ho fatto. Io dico invece di esprimere valutazioni realistiche perché certe cose mi sono sempre riuscite facili. Ho un diario di tutto quello che ho scalato dal 2005. All'inizio della scalata in free solo dell'Half Dome, ho disegnato una faccia corrucciata e aggiunto alcune note su che cosa avrei potuto fare meglio, e le ho sottolineate. Poi è successo che quella salita è stata uno dei più grandi risultati che ho raggiunto con l'arrampicata. Ma per me a quel tempo era una cosa di cui si dice "Ah, qui non sei andato tanto bene, avresti dovuto far meglio".
Tua madre dice che sei stato un bambino terribile, raccontaci qualcosa della tua infanzia e di come hai cominciato a arrampicare.
Questa frase di mia mamma è decisamente sopravalutata! [ride] Il resto della mia famiglia dice che ero un angelo. Ma ricordo un aneddoto di quando ero piccolo. Mia mamma aveva proibito a me e a mia sorella di arrampicare sul tetto. Ma un giorno ci salimmo e poi saltammo giù. Lo dicemmo a mamma e lei rispose beh, se siete sul tetto, stateci e pulite la grondaia. Da allora quando sono a casa pulisco sempre la grondaia. Anche adesso sto pulendo la grondaia! Mi è sempre piaciuto arrampicare, e quando avevo circa dieci anni nel mio paese ha aperto una palestra di arrampicata. Così ho iniziato ad arrampicare regolarmente. Da teenager ho iniziato a fare le prime uscite outdoor ma erano limitate dal fatto che non avevo una macchina. Poi a 19 anni ho lasciato l'università e mi sono dedicato completamente all'arrampicata.
Che cosa ti attrae del free solo?
[ride] Perché non dovrei esserne attratto? Viaggio nei luoghi più belli del pianeta e faccio un'attività fisica che amo moltissimo. Molte persone credono che sia drogato di adrenalina ma arrampicare è uno sport a bassissimo tasso di adrenalina, perché è molto lento. L'arrampicata è il contrario degli sport che assecondano la gravità come il surf o lo snowboard. Quelli sì che sono sport adrenalinici, perché una volta che sei partito tutto può succedere. Con l'arrampicata devi muoverti lentamente, ponderando una mossa dopo l'altra.